“Quello postale, tra i servizi pubblici, è più facilmente soggetto ai controlli dei cittadini. Occupa il primo posto nei reclami che pervengono ai giornali: e guai se questi concedessero a tutti ospitalità: si dovrebbe istituire una rubrica permanente. Per conto nostro, di fronte alla facilità con cui si reclama, adoperiamo un certo rigore di controllo, poiché il reclamo acquista valore soltanto quando è giusto e può dar luogo a un rimedio”.
Così cominciava un articolo pubblicato nelle cronache milanesi il 20 gennaio 1909, un secolo fa esatto, dal “Corriere della sera”. Intitolato “Cose postali”, rivela che -tutto sommato- nulla è cambiato sotto il sole.
Nel caso specifico, le segnalazioni riguardavano i mezzi di trasporto: “a parte il magro ronzino che li trascina e il sonnecchiante vecchio conduttore, essi sono piuttosto traballanti carcasse, malsicure custodie del loro contenuto”. Si parla da tempo di sostituirli con automobili, “ma sembra ancora lontana la pratica attuazione di così utili e moderne riforme”.
I sacchi -altro elemento evidenziato- risultano “sgangherati, lacerati, lasciano talvolta (anche quando piove) sfuggire da ampie brecce la corrispondenza che va a sparpagliarsi al suolo e deve essere raccolta a brancate dagli agenti postali”.
Quanto alle cassette, “sono oggi pressoché tutte prive delle targhette mobili indicanti l’ora della levata”, mentre il sistema di chiusura può essere violato con facilità.
Nove giorni dopo il quotidiano presenta la replica delle Poste, dove si anticipano le attese per il concorso, organizzato dal “superiore ministero”, “allo scopo di sostituire le attuali cassette di impostazione e relative sacche resesi dal lungo uso assai deteriorate”. Per quanto riguarda il servizio di trasporto, la direzione dice di aver “nuovamente inviato” all’impresa appaltatrice “un’energica diffida”.