Dietro ad ogni francobollo sovrastampato, che un mercuriale giocoforza liquida in una riga, c’è una storia meritevole di essere raccontata. L’ha ribadito ancora una volta Valter Astolfi, nell’ambito della sua conferenza ospitata ieri a Milano presso la sede di Associazione italiana di storia postale ed Unione filatelica lombarda. Si intitolava “L’Italia a Creta all’epoca dell’insurrezione del 1897 e poi durante la Seconda guerra mondiale” ed ha esordito concentrandosi sulla prima spedizione all’estero, dopo l’Unità, dei soldati nazionali.
Il collezionista, non a caso autore del volume, edito dall’Unificato, “Storia e posta delle missioni militari italiane all’estero 1918-1935”, ha spiegato fra l’altro la genesi delle produzioni isolane sovrastampate in piastre per evitare speculazioni reimportando i francobolli nel Bel Paese. Senza tralasciare il motivo per il quale, in seguito, venne aggiunta l’indicazione “La Canea”, così da distinguere queste emissioni dalle parallele per Bengasi.
Ancora più interessante è il capitolo relativo all’ultimo conflitto. Quando il regime fascista prese la provincia di Lassithi, lasciando il resto del territorio a Berlino. Le autorità militari italiane a Creta -ha spiegato l’esperto- decisero di proporre una serie per commemorare il primo anniversario dell’occupazione. Si rivolsero pertanto ad un funzionario locale del Banco di Roma, il filatelista Sergio Gatti, per avviare le pratiche.
Questi -conferma il catalogo Sassone- “accettò l’incarico e predispose allo scopo un piano molto accurato che prevedeva, innanzitutto, l’ottenimento dell’autorizzazione da parte delle autorità competenti di Roma, per dare all’emissione l’indispensabile carattere di ufficialità”. Previde, inoltre, la costituzione di un comitato di personalità greche locali, che avrebbe dovuto proporre ufficialmente l’emissione, un sovrapprezzo con cui raccogliere fondi per opere assistenziali, la realizzazione di un bozzetto o, in alternativa, la creazione di una soprastampa da applicare sulle cartevalori in corso. Propose, infine, un contrassegno di controllo da applicare al verso “per evitare abusi”, attenzione al soggetto così da non urtare la suscettibilità della popolazione locale, tirature non troppo contenute per evitare indebiti accaparramenti speculativi e tagli atti a soddisfare le principali tariffe.
Tramite il Governo di Rodi, la pratica fini al ministero degli Esteri sabaudo. In attesa della risposta, venne preparata una prova della soprastampa, ha aggiunto Astolfi. Fu eseguita sia su dentelli greci che di Rodi, alternando i caratteri greci a quelli latini. Insorsero, però, alcune lungaggini burocratiche e l’iter della richiesta tardò a completarsi. Poi giunse l’8 settembre, e le priorità divennero altre.