Lavorando di squadra, il francobollo può tornare in primo piano. È accaduto oggi con il tributo per Pitti immagine, protagonista di intere pagine pubblicitarie sulla stampa (ovviamente a pagamento) ma citato anche all’apertura del “Tg2” trasmesso alle ore 13. Due esempi diversi, non gli unici, di come si possa operare con profitto. Al centro dell’attenzione, il lavoro dell’art director Italo Lupi, lavoro che da qualche giorno circolava come bozzetto e che oggi è stato presentato quale carta valore. Un’immagine diversa, anche se non di immediata comprensione, specie per chi è straniero. Curioso notare, per converso, come più o meno tutti i relatori, stamattina a Firenze per la presentazione in palazzo Vecchio, abbiano sottolineato la necessità di guardare all’estero.
“Questo è davvero l’anno del made in Italy, visto che è anche quello di Leonardo da Vinci”, ha esordito il sindaco, Dario Nardella. “«Pitti uomo» è una visione e questa un’edizione di bilancio”. L’azienda Pitti immagine “ha trasformato la città ma anche la moda internazionale… Ha saputo mettere insieme valori diversi, passato e presente, utile e futile. Ma servono lavoro e infrastrutture”.
“I trent’anni -sono le parole del presidente di Pitti immagine, Claudio Marenzi- rappresentano l’evoluzione, da una fiera in un happening. «Pitti uomo» è diventato il principale evento mondiale maschile”. Per questo si parla di “Settimana della moda maschile italiana”, condivisa tra Firenze e Milano, “che si è elevata su tutti. Il francobollo veicolerà il marchio in Italia e nel mondo”.
Il presidente di Sistema moda Italia, Marino Vago, ha sottolineato “l’importanza dei nostri prodotti, apprezzati all’estero”, anche per quelli intermedi come i filati. Lanciando poi un appello, “perché il mercato ora richiede qualità e sostenibilità”.
Quanto alla presidente del Centro di Firenze per la moda italiana, Antonella Mansi, ha espresso il piacere sentito da chi esercita un’impresa quando vi è un pubblico che “fa il tifo”. Quindi, si è soffermata sulla formazione e sulle iniziative di sistema.
Dal canto suo, il presidente dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, Carlo Maria Ferro, ha sottolineato la rilevanza del settore tessile e abbigliamento. “I numeri dimostrano l’importanza dell’esportazione; il gigante Cina deve diventare un’opportunità, non una minaccia”.
“Recuperare quello spirito di comunità, l’idea di una società inclusiva ed aperta che pone al centro il lavoro”. Sono alcuni dei concetti su cui il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, si è soffermato. Citando ancora una volta l’importanza della formazione e delle infrastrutture.
È stato il sottosegretario per lo Sviluppo economico Michele Geraci a chiudere gli interventi. Ricordando che il prodotto interno lordo “dipende fondamentalmente dall’esportazione” e che l’Italia vanta un surplus commerciale di circa 50 miliardi, “quasi come il deficit dell’intero Paese”. Andando nel dettaglio, ha aggiunto che “la nostra opportunità è competere non sulla scala ma sulla qualità”. Insomma, “il Mise e l’Ice sono dietro la moda” (continua).