Cos’è la velocità? Difficile spiegarlo, soprattutto se si guarda al passato. Eppure, l’obiettivo di ridurre i tempi morti non ha caratterizzato soltanto il nostro periodo. Come sanno i collezionisti, che ricordano il “cito, cito, citissime” presente su antiche missive quale monito al vettore affinché facesse presto.
Il tema verrà sottoposto ai visitatori fino al 18 maggio, presso il palazzo delle Esposizioni di Roma. Dove si trova il percorso “Il mito della velocità - Arte, motori e società nell’Italia del ‘900”. L’argomento è declinato in tutte le sue forme, “mediante -precisano gli organizzatori- un allestimento dal forte impatto scenografico”, che ripercorre cronologicamente le vicende dell’ultimo secolo e giunge ad esplorare il futuro. Toccando gli aspetti più diversi, tutti però accomunati dal filone scelto. Si va così dalla poetica futurista del Marinetti alla nascita delle grandi case automobilistiche, dalla conquista dei cieli al boom economico, dallo sviluppo delle comunicazioni alla moda.
Tra i numerosi richiami, i lavori del pittore Giacomo Balla, il Savoia-Marchetti “S.55”, il treno “Arlecchino”, la “Vespa”, la “Fiat 500” o la “Miura” della Lamborghini.
Non mancano i reperti postali, alcuni dei quali riguardano Gabriele D’Annunzio. Come le due lettere dattiloscritte di Giovanni Agnelli spedite da Torino e risalenti al 15 e al 24 febbraio 1926. Oppure, la missiva autografa datata Roma 10 gennaio 1931 e il telegramma inviato, questa volta da Ortisei, il 18 marzo 1931: il mittente di entrambi è Guglielmo Marconi. Forse, però, uno dei documenti più affascinanti risale al 26 agosto 1919; è la comunicazione dell’ingegner Giuseppe Brezzi, “trasmessa in volo a mezzo del tenente Ferrarin”, al “Vate”. Famoso è poi un altro cimelio: uno dei volantini tricolori lanciati su Vienna il 9 agosto 1918.