“È tutto ciò di cui hai bisogno nella vita: un computer, una macchina fotografica e un gatto”. La frase è della fotografa, regista e artista visiva Agnès Varda, al centro di un francobollo con il micio Zgougou; l’immagine è di Didier Doussin. Da 1,96 euro, il dentello è stato emesso in Francia il 2 aprile (la prevendita risulta avviata il 29 marzo) per ricordarla a cinque anni dalla morte.
“Non ha smesso mai di aprire nuove porte e di sperimentare diversi mezzi espressivi, spinta dall’urgenza, disse, «di catturare il momento fragile e magnifico»”. Lo annota da Parigi Fabienne Azire. Il suo personalissimo lavoro “racconta il più delle volte momenti di esistenza, dalla difficoltà del vivere al giubilo della felicità”.
Classe 1928, si interessa inizialmente al mondo degli scatti. Nel 1954 passa ai film, debuttando con “La pointe courte”, una pellicola radicale, foriera della “Nouvelle vague”, in cui crea il proprio linguaggio. Liberandosi dai codici dell’epoca, reinventa la costruzione del racconto, abbattendo le barriere tra documentario e finzione. In totale firma oltre quaranta tra cortometraggi e lungometraggi. Affronta temi difficili: la causa femminista proponendo “Una canta, l’altra no” (1977), la situazione dei poveri con “Senza tetto né legge” (1985), il consumismo attraverso “La vita è un raccolto” (2000)... Tutt’altro che moralista, ancorata al suo tempo, vuole promuoverne le cause, con un equilibrio tra la realtà oggettiva e la soggettività della fantasia. “Garage Demy” (1991) è dedicato al marito e complice Jacques Demy: apre la via della memoria intima.
Nel 2003, invitata alla Biennale di Venezia, inizia una nuova carriera puntando all’installazione d’arte contemporanea.