Cento anni fa, ad ogni storiella era abituato a guadagnare un milione; poi -con l’inflazione- l’assegno era cresciuto ad un miliardo. Ora il Tribunale ha riconosciuto al discendente tremila euro. Qui comincia, per citare il famoso avvio delle strisce, la nuova avventura del Signor Bonaventura. L’ultima, che ha visto appunto la vertenza giuridica. Protagonista, il 60 centesimi che l’8 novembre 2008 ha celebrato il secolo raggiunto dal “Corriere dei piccoli”. E in cui compare anche il fortunatissimo personaggio. “Abbiamo appreso dell’emissione solo recandoci in posta e notando la vendita del francobollo e degli altri prodotti”. Ad ammetterlo -in questa intervista a «Vaccari news»- è Samuele Tofano, che un giorno è andato, col padre Gilberto, agli sportelli. Questi è l’unico figlio (e l’unico detentore dei diritti) di Sergio, in arte Sto, l’autore dell’omino dalla casacca rossa e dai pantaloni bianchi, sempre accompagnato dal fedelissimo cane. Quando è capitato? “A fine novembre del 2008. Dopo una serie di lettere e richieste di chiarimenti, abbiamo deciso di fare causa, avviata nell’estate 2009. E conclusa, con la deposizione in Cancelleria, il 12 novembre 2013”. Contro chi? “Poste italiane spa è la principale convenuta; la quale a sua volta ha coinvolto l’Istituto poligrafico e zecca dello stato e la Fondazione «Corriere della sera». Non siamo stati contattati per il rilascio del consenso all’utilizzazione, se non in modo totalmente informale. Inoltre, il disegno del Signor Bonaventura non è un originale di Sto”. Il problema è la carta valore in quanto tale o anche gli articoli commerciali collegati? “Attiene al francobollo e ai relativi prodotti filatelici ove è stato riprodotto”. Cosa dice la sentenza? “Riconosce la violazione dei diritti patrimoniali degli eredi in assenza di autorizzazione all’utilizzo del disegno del Signor Bonaventura ed ha inibito l’ulteriore vendita di tutti i prodotti filatelici inerenti”. La prossima mossa quale sarà? “La stiamo valutando con i legali che si sono occupati del giudizio”. Da Poste italiane, la conferma. “La sentenza -ha detto la responsabile per la filatelia, Marisa Giannini- ha vietato la vendita del francobollo e dei prodotti collegati”.