Da una parte la volontà di trovare una soluzione ragionevole, dall’altra la puntualizzazione su alcuni elementi chiave. È il doppio approccio mantenuto ora dall’Associazione nazionale comuni italiani con riferimento alla presenza di Poste sul territorio. Il primo metodo, visto ad esempio in Piemonte, è stato replicato in Lazio, dove un incontro tra l’ufficio di presidenza regionale del sodalizio e l’operatore ha permesso a quest’ultimo di confermare la volontà di razionalizzare il servizio dimezzando il recapito. Però, è stato promesso che nessun ufficio attualmente operante sarà oggetto di chiusura per il biennio 2017-2018. Per garantire un monitoraggio dei casi specifici, verrà costituito un gruppo di lavoro, formato da un referente per ogni provincia; manterrà contatti frequenti con i vertici della società, così da segnalare e dare pronta risposta ai problemi che interessano i comuni associati. Dall’altro canto, si registra un intervento del presidente nazionale, il sindaco di Bari Antonio Decaro. “Si espongono i cittadini alla riduzione di un servizio anche sociale sui territori”, ha ricordato. “Un servizio essenziale soprattutto per le comunità più piccole che già hanno subìto gli effetti di una riduzione di sportelli, presidio nei paesi, e il diradarsi dei tempi di consegna”. Molti primi cittadini -precisa l’Anci- hanno promosso ricorsi davanti al Tar contro il piano. I giudici amministrativi hanno rimesso la valutazione se la normativa italiana sia in contrasto con quella Ue alla Corte di giustizia dell’Unione. In tale quadro -sostiene Antonio Decaro, alludendo alla nuova tranche di azioni destinata alla Borsa- “procedere con la seconda fase di privatizzazione fa suonare un ulteriore campanello d’allarme”.