Nonostante auspici e “certezze”, la pandemia da coronavirus non ha reso migliori le persone. Però, nei mesi più drammatici, qualche aspetto inconsueto è emerso. Anche nel mondo dei collezionisti.
Uno, in particolare, è meritevole di essere documentato, non fosse altro per futura memoria. Riguarda le riviste specializzate, circolate gratuitamente a livello digitale.
La scelta degli editori, probabilmente, è stata influenzata da più fattori: l’esigenza di fare qualcosa e di offrire qualcosa da fare ai tanti bloccati in casa, la realtà delle tipografie chiuse e quindi del ritardo per la versione stampata, l’idea -perché no?- di pubblicizzare un po’ il proprio lavoro.
Sta di fatto che non poche testate diffuse per abbonamento o riservate ai soci di un determinato sodalizio hanno per una volta, alcune per due, “allargato le maglie”, ponendo il link con l’impaginato a disposizione di tutti gli interessati o comunque allargando il bacino di utenza.
Un fenomeno non solo italiano: nelle stesse settimane, infatti, è stato registrato anche in diversi altri Paesi, vuoi perché si è giunti alle medesime conclusioni, vuoi magari per emulazione.