Il passaggio alla società per azioni e l’ipotesi di privatizzazione hanno indotto Poste italiane a rinnovarsi anche nelle modalità espressive.
Lo nota Tommaso Raso nel manuale “La scrittura burocratica” (Carocci editore, 208 pagine, 16,70 euro). L’autore, docente di Linguistica italiana all’Università di Venezia, analizza i meccanismi comunicativi che regolano la redazione di testi formali.
Dopo una parte teorica, esamina quindici scritti di vario genere, che vanno da un decreto ad una circolare di Confindustria e ne commenta caratteristiche e lacune. Addirittura sei provengono dalla realtà oggi guidata da Vittorio Mincato: una direttiva, un avviso al pubblico, due circolari ed altrettante comunicazioni pubblicitarie.
Accanto a documenti redatti con i vecchi criteri amministrativi, altri testimoniano la fase di transizione. Un ripensato prodotto di Poste italiane (il pacco) viene ad esempio reclamizzato con termini –commenta Tommaso Raso- “tra il pubblicitario e il commerciale: si fa leva volutamente su valori estranei alla mentalità della burocrazia come la novità”. Il linguaggio, insomma, cerca di essere diretto, utilizzando “forme stereotipate ma di derivazione estranea all’ambito burocratico”.