Esaminare le radici del potere fiorentino in Europa, per capire come i suoi abitanti “riuscirono a dominare il mondo del commercio e degli affari cinquecento anni prima che fossero inventati i moderni metodi di comunicazione”. È “Denaro e bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità”, cioè la mostra curata dalla storica dell’arte Ludovica Sebregondi e dallo scrittore Tim Parks, ospitata fino al 22 gennaio a palazzo Strozzi nel capoluogo toscano.
Ripercorrendo la storia degli scambi commerciali e della nascita del sistema bancario tra Medioevo e Rinascimento, in otto sezioni è possibile avere una chiave di lettura originale sull’oggi attraverso l’approfondimento del significato di parole emblematiche, ossia cambio, prestito, usura, commercio, bancarotta e crisi. Termini alla base delle dinamiche economiche e delle trasformazioni oggi in atto.
Nel contesto, il sistema postale ha un ampio ruolo. Anzi, quasi apre il percorso richiamando Francesco di Marco Datini, cui l’Italia ha dedicato una cartolina da 60 centesimi il 20 ottobre 2010, così da ricordarlo sei secoli dopo la morte. Nell’esposizione, il mercante pratese è citato con il ritratto che gli fece Tommaso di Piero Trombetto, ora conservato alla Fondazione casa pia dei ceppi, erede della struttura benefica nata grazie al suo cospicuo lascito ed ancora attiva. Un ritratto che ne sottolinea la ricchezza: basta notare la sopraveste bordata di ermellino, gli anelli, il pavimento in marmo… Anche alcuni degli scritti, epistolari e non, affidati all’archivio dell’azienda che aveva creato e che fortunosamente si sono conservati, vengono mostrati nelle teche. Cenni ai suoi atteggiamenti molto parsimoniosi compaiono qua e là nelle didascalie degli oggetti.
A livello documentale, ecco la lettera di cambio, lo strumento che agevolava i viaggiatori diretti verso altre piazze fornendo loro il necessario contante, al tempo stesso aggirando le condanne della Chiesa sul mercato del denaro. Legando finanza e commercio, con la distanza e i tassi di cambio che rimpiazzavano il tempo e i tassi d’interesse, per oltre due secoli questa consentì ai banchieri “di trarre profitti dai prestiti senza sentirsi usurai”.
Importanti reperti (non perché preziosi ma, al contrario, troppo ordinari per essere conservati) sono le speciali tasche usate dai messaggeri “per contenere e custodire documenti, lettere o carte nel corso dei viaggi”: erano tenute il più possibile vicino al corpo, così da complicare la vita ai tagliaborse.
La sicurezza non è solo nei confronti dei briganti. Il percorso propone la missiva cifrata, dove parte dell’alfabeto è sostituito con numeri e simboli: nel caso specifico testimonia i problemi registrati dal delegato di Lorenzo il Magnifico a Napoli nel comunicare con Firenze. Dovendo attraversare il territorio controllato dal papa, le corrispondenze venivano intercettate.
Non mancano i richiami alle segnalazioni anonime. Perché, nella Firenze delle stoffe lussuose, determinate leggi -le norme suntuarie- ne vietavano l’uso, prevedendo controlli, spesso avviati tramite scritti non firmati, di competenza dell’ufficiale delle donne, degli ornamenti e delle vesti.
Tra i numerosi dipinti, almeno uno finito fra i francobolli. È il ritratto di san Benedetto da Norcia dovuto ad Hans Memling; fu impiegato dal Belgio -era il 26 aprile 1980- con il 9,00 franchi uscito nell’ambito della serie Europa Cept dedicata ai personaggi celebri.
La mostra dà anche spazio ai giovani visitatori: non solo per gli approfondimenti interattivi, ma anche per un richiamo postale: alla fine trovano delle cartoline in bianco che possono trasformare in… cartamoneta; le più significative vengono appese in un’area collocata prima dell’uscita.