Slp-Cisl ed Slc-Cgil non ci stanno e, attraverso le penne dei rispettivi segretari generali, Mario Petitto ed Emilio Miceli, scrivono all’amministratore delegato di Poste italiane, Massimo Sarmi. Oggetto del contendere è il progetto di riorganizzazione dei servizi postali per le regioni Basilicata, Emilia-Romagna, Marche, Piemonte e Toscana. In cui -spiegano- “viene completamente stravolto l’assetto della divisione a soli venti mesi dalla firma dell’accordo sulla riorganizzazione dei servizi postali del settembre 2010”.
Nonostante gli sforzi creativi di chi ha ideato il nuovo piano, “è apparso a tutti evidente che l'unico e vero obiettivo della riorganizzazione è il ridimensionamento della forza-lavoro applicata nel settore a seguito dei continui cali dei volumi di posta”. Aggiungendo che, sin dalla prima riunione, tutte le organizzazioni sindacali “hanno espresso un giudizio negativo sulla proposta aziendale”. Queste le motivazioni addotte: il progetto “Otto-venti” (quello del 2010 che ha estromesso il sabato dalle normali attività) non è stato definitivamente implementato, specie nella parte che riguardava lo sviluppo di nuove prestazioni; l’attuale proposta, di fatto, lo rinnega e modifica l’organizzazione del lavoro non solo per le cinque regioni, ma per l’intero territorio nazionale; a regime comporterà circa diecimila esuberi; “salvo le solite generiche dichiarazioni, non prevede strategie di marketing per affrontare il mercato e la concorrenza, ma si limite a razionalizzare con l’ottica esclusiva del contenimento dei costi”; ridurrà sensibilmente la rete di recapito.
Alle critiche, l’alternativa avanzata dalle rappresentanze dei lavoratori: “la nostra proposta riguardava la scomposizione dell’intera filiera di logistica, corriere espresso e recapito da ricomporre in una unica divisione integrata e supportata da un nuovo progetto per mantenere inalterata l’attuale rete sul territorio nazionale e tentare di aggredire il complesso mercato del corriere espresso che ci vede ormai marginali nel Paese. Alla fine di tale riorganizzazione saremmo stati disposti anche a ragionare su eventuali esuberi e sulla loro collocazione”.
Purtroppo -concludono Petitto e Miceli- abbiamo dovuto constatare che, nelle poche riunioni effettuate dopo l’incontro con i vertici, l’azienda si è ripresentata al tavolo “con lo stesso progetto, gli stessi tempi e con le razionalizzazioni già predeterminate”.
Nel frattempo, l’assemblea degli azionisti della società, ossia il ministero dell’Economia e delle finanze, ha approvato il bilancio per l’esercizio 2011.