Navelli, “uno dei tanti comuni italiani”, centro arroccato nel territorio ora in provincia dell’Aquila, ha una particolarità, almeno stando a Gian Luigi Piccioli ed al libro “Epistolario collettivo”. I suoi abitanti hanno l’abitudine di scrivere brevi ma significative lettere; in totale i documenti raccolti sono 207: messi in ordine cronologico, riescono a raccontare -come premette il sottotitolo- “cento anni di storia d’Italia e del mondo”, cominciando con l’arrivo dei piemontesi tra il 1860 ed il 1869 ed arrivando al 1944-1973 (la 208ª testimonianza è lasciata al lettore, così da “proseguire questo romanzo senza fine”).
La scelta -spiega l’artefice- è servita a fermare sulla carta i fatti che hanno trasformato il paese, con una rapidità e una repentinità senza precedenti. “Scrivendolo, volevo riflettere sulle grandi mutazioni intervenute nell’ultimo secolo e, al tempo stesso, sull’impreparazione degli uomini ad affrontare e dominare gli eventi sempre nuovi che li investivano”. Cercava un coro, “che parlasse lasciando che questa o quella singola voce prevalesse, di tanto in tanto, su tutte le altre”. Ecco quindi l’idea di utilizzare il materiale individuato, come appunto corrispondenze, ma anche telegrammi, dispacci, storie, articoli di giornale, fotografie.
Tra i personaggi, l’ufficiale postale trasferito per punizione e l’ultimo arciprete, filatelista come i suoi predecessori.
Il libro è stato firmato, in una nuova edizione pensata per le scuole, da Noubs; conta 216 pagine e costa 11,00 euro.