Una delle mete più importanti di Firenze, ma non in primissimo piano. È il Museo di san Marco, riaperto dopo il blocco causato dal coronavirus.
Tra le opere che conserva, “L’Annunciazione” del Beato Angelico (al secolo Guido di Pietro), realizzata tra il 1440 e il 1450, che l’Italia postale “adottò” trasformandola in francobollo natalizio da 45 centesimi, distribuito cominciando dal 31 ottobre 2005. L’affresco simbolo della fede dei domenicani, ma anche il lavoro maggiormente noto dell’autore, “appare -viene spiegato- con uno straordinario effetto scenografico” alla fine della prima rampa di scale che conduce alle quarantatré celle dipinte per i suoi confratelli e al dormitorio. Il ciclo è fra i più celebri del Rinascimento cittadino.
La struttura ha sede nella parte antica del convento realizzato dal Michelozzo, l’architetto prediletto dai Medici; rappresenta lo scrigno delle opere del Beato Angelico, altre ad esempio citate dalle cartevalori sammarinesi e melitensi. Appena riaperta al pubblico sono ripartiti i lavori programmati pensando al secolo e mezzo dalla sua istituzione: la pala di Bosco ai Frati è stata trasferita in sicurezza nel laboratorio di restauro, mentre la sala dell’Ospizio, che racchiude il nucleo più importante al mondo dei dipinti su tavola del “frate pittore”, va ripensata (per questo ora è chiusa). L’aspetto severo ma sereno degli ambienti evoca ancora oggi il clima di meditazione, una vita scandita da precisi obblighi di preghiera e di studio, lontana dai clamori urbani.