Gli archeologi scoprono i francobolli. No, non si tratta di un ritrovamento romano o medioevale di cartevalori postali, cosa che farebbe crollare tutte le certezze storiche, ma di una notizia più semplice. Il numero di gennaio-febbraio di “Veneto archeologico” dedica un approfondimento alla Scuola medica salernitana e, per illustrarlo, sceglie il 60 centesimi emesso dall’Italia il 17 settembre 2007. Che viene proposto anche in copertina. In una notte tempestosa -scrive nell’intervento Ferdinando Valle- “un pellegrino greco di nome Pontus si fermò nella città di Salerno e trovò rifugio per la notte sotto gli archi dell’antico acquedotto dell’Arce. Scoppiò un temporale ed un altro viandante malandato si riparò nello stesso luogo, si trattava del latino Salernus; costui era ferito ed il greco, dapprima sospettoso, si avvicinò per osservare da vicino le medicazioni che il latino praticava alla sua ferita. Nel frattempo erano giunti altri due viandanti, l’ebreo Helinus e l’arabo Abdela. Anche essi si dimostrarono interessati alla ferita ed alla fine si scoprì che tutti e quattro si occupavano di medicina. Decisero allora di creare un sodalizio e di dare vita ad una scuola dove le loro conoscenze potessero essere raccolte e divulgate”. Questa, secondo la leggenda, rappresenta la nascita della struttura, che in effetti “trae la sua origine dal sincretismo culturale generato dal fondersi di elementi del mondo antico, bizantino ed islamico”. La Scuola medica salernitana “è stata la prima e più importante istituzione medica d’Europa nel Medioevo (XI secolo)”; come tale è considerata da molti l’antesignana delle moderne università. Edito dai Gruppi archeologici del Veneto, il bimestrale vede fra i collaboratori Bruno Crevato-Selvaggi.