Aumenti tariffari, difficoltà nel trovare i tagli adeguati e/o integrativi, e poi la solita problematica: i francobolli comunque non si trovano, né dai tabaccai, né agli sportelli postali. Nel blog “Italians”, voluto dal “Corriere della sera” e curato da Beppe Severgnini, la testimonianza di un utente, Andrea Padoin, alle prese con le “tp label”. L’addetto -annota il lettore- “mette la mia busta sulla bilancia, entra nel sistema, sceglie la maschera opportuna, inserisce la tipologia di corrispondenza, sposta il mouse sullo schermo sei o sette volte per centrare il tasto «procedi» (mai nella stessa posizione), e alla fine riesce a fare emettere l’etichetta alla stampante, che rimuove dal nastro e applica sulla busta. Tempo complessivo: oltre un minuto” (naturalmente, senza contare l’attesa, da parte del cliente, del proprio turno, ndr). “Se poi si tratta di cartolina, dove l’etichetta non ci sta proprio, allora l’impiegata deve munirsi di forbici, rifilare l’etichetta e farcela stare in qualche modo. Più 20 secondi”. “Mi sono cercato -prosegue la testimonianza- sul sito del ministero del Lavoro le tabelle dei costi giornalieri degli impiegati postali: andiamo dai 131 ai 140 euro a seconda dell’anzianità. Fa -mediamente- 30 centesimi al minuto. Ci aggiungiamo il costo dell’etichetta e della stampa, e arriviamo ad un costo per l’affrancatura di 35 centesimi. Cioè: la metà del costo per spedire se ne va nei primi momenti, senza contare la reale spedizione, lo smistamento e la distribuzione”.