Ma quanti sono gli appassionati? La curiosità appariva attuale ancora sessant’anni dopo la testimonianza torinese, accolta dalla rivista belga “Le timbre-poste” (news precedente). Era il 1924 quando il quotidiano “L’ambrosiano” di Milano, che aveva una rubrica specializzata firmata da Giannino Grignola, progettò una verifica. Bisognava compilare, usando una cartolina postale con risposta, un formulario, indicando cognome e nome, paternità, professione, età, domicilio, data e firma, nonché tipo di collezione (se generale o specializzata in qualche Stato) e numero approssimativo di francobolli posseduti. Per incentivare il coinvolgimento, vi era abbinato un concorso a premi: avrebbe vinto chi ipotizzava il numero di appassionati più vicino a quello che sarebbe emerso dall’indagine. “In quanti siamo? Nessuno lo sa, e nessuno si è mai preso la briga di fare in modo di saperlo”, scrisse, era il 14 febbraio, il giornale. “La maggioranza crede che il numero dei filatelici in Italia sia esiguo… Contiamoci, dunque!”. Nelle presenze successive (in genere ospitate il giovedì), la testata continuò a promuovere l’iniziativa, denominata “Primo censimento filatelico italiano”, segnalando come data ultima il 30 giugno. Fino ad arrivare al 3 luglio, quando venne annunciato che la consultazione si sarebbe chiusa il 31 dicembre. Questo “poiché da diverse parti ci sono pervenute richieste di proroga”. Però, è l’ultima traccia del piano: inutile leggere le puntate successive, dove non se ne fa più cenno. E inutile scorrere l’intera annata seguente: zero richiami, zero informazioni. Fino a quando, verso la metà del 1925, a sparire è lo stesso spazio dedicato ai filatelisti…