Ezra Pound (1885-1972), arrivato a Londra nel 1908, nel giro di cinque anni aveva conosciuto i più importanti artisti della capitale, pubblicando cinque libri di poesie. Quando incontrò le prose di James Joyce (1882-1941), si rese conto che quello era l’autore che aveva cercato, il nuovo grande scrittore urbano, il cantore della coscienza moderna. E così egli divenne l’uomo che cambiò la vita a James Joyce.
Nel 1914 iniziò con lui una lunga corrispondenza, che divenne una duratura amicizia. Pound trasmetteva a Joyce le sue reazioni ai dattiloscritti dell’interlocutore a mano a mano che gli arrivavano, poi li inoltrava alle riviste di cui era redattore, cristallizzando le sue intuizioni in una serie di recensioni e saggi. Poco a poco, Pound creò un pubblico e fece conoscere Joyce. Da quel sodalizio nacquero “Ulisse” e i “Cantos”, le nuove forme della prosa e della poesia. “È difficile -annotano dalla casa editrice, Il saggiatore- indovinare che cosa sarebbe successo alla storia della letteratura senza questo carteggio”.
Carteggio ora raccolto sotto al nome di “Lettere a James Joyce” (474 pagine, 45,00 euro). Propone le missive di Pound a Joyce nonché i saggi e gli articoli del primo sull’opera del secondo. Da notare la copertina, con due ideali francobolli (uno degli Stati Uniti e l’altro dell’Eire) dedicati ai personaggi.