“Il Leonardo degli Asburgo”. Così è stato soprannominato l’ammiratissimo ed eclettico Giuseppe Arcimboldo (o Arcimboldi), pittore vissuto tra il 1526-1527 ed il 1593, dal 1562 a Vienna e poi a Praga per lavorare al servizio di Massimiliano II. Pittore ma anche illustratore, inventore, animatore, regista di feste e tornei. Forse un po’ troppo, visto che presto cadde nel dimenticatoio e il suo lavoro venne considerato banalmente come scuola del Vinci.
Soltanto un secolo fa ha cominciato ad essere riscoperto grazie alle avanguardie e in particolare ai surrealisti, ma ancora il 5 settembre 1977, quando “L’inverno” realizzato nel 1563 e conservato al Kunsthistorisches museum di Vienna venne trasformato in francobollo italiano da 170 lire, non mancarono le perplessità per aver scelto una delle sue “teste composte”, intricate composizioni di fiori e frutti. Perplessità oggi decisamente superate.
Questa tela ed altre, fra cui le quattro del Louvre datate 1573, una per stagione, che hanno ispirato gli 1,40 euro emessi dallo Smom il 26 maggio 2008, sono proposte a Milano, presso palazzo Reale. Cui si aggiungono alcune tavole, custodite a Monaco di Baviera ed ora ipotizzate come da lui realizzate ancora nel periodo lombardo. “L’eccezionale possibilità -dicono i promotori- di vedere questi dipinti vicini alle serie complete di Vienna, Parigi e Madrid, permette così a noi visitatori d’oggi di comprendere meglio come sia nata e si sia sviluppata l’idea di queste invenzioni uniche”.
È la mostra “Arcimboldo”, organizzata in nove sezioni e che rimarrà aperta perlomeno fino al 22 maggio. Vuole raccontare quale sia stata l’origine di queste straordinarie creazioni e cercare di svelare anche un piccolo mistero fino ad oggi rimasto senza risposta. Cosa rese l’artista tanto famoso da essere chiamato alla corte imperiale?
Accanto, sue ulteriori opere, ad iniziare da quelle realizzate con il medesimo approccio (gli “Elementi”, il “Vertunno”, il “Giurista”, il “Bibliotecario”, fino alle “teste reversibili”, che se rovesciate offrono una seconda immagine, e alla “Testa delle quattro stagioni dell’anno”). E poi, ad esempio, “l’analisi dei poli principali attorno ai quali ruota la cultura artistica milanese del Cinquecento: da un lato il genio leonardesco, dall’altra le grandi officine”. Quindi, una scelta di disegni grotteschi dovuti allo stesso Leonardo, cui si aggiungono i lavori di Girolamo Della Porta, Bernardino Luini, Giovanni Paolo Lomazzo…