La recente crisi finanziaria “si è rivelata vantaggiosa per le poste”. Naturalmente, sono diminuiti i traffici (e i bilanci lo denunciano), ma dal punto di vista psicologico queste hanno dimostrato solidità, ben più di tante banche. Ecco perché il pubblico ha continuato a riporre in loro la fiducia. È una delle riflessioni, per certi versi inaspettata, alla base dell’iniziativa che l’Unione postale universale ha definito con l’Alleanza per l’inclusione finanziaria, una struttura con sede a Bangkok che mira a sviluppare le strategie nei Paesi meno sviluppati. Tra oggi e domani, Berna ospiterà un gruppo di lavoro sull’accesso ai servizi finanziari di base, che guarda ai problemi attuali e, allo stesso tempo, va oltre. Al tavolo siederanno regolatori specializzati, banche centrali e sodalizi come la Fondazione Bill and Melinda Gates. Il dato di fatto sono i miliardi di persone privi di interlocutore, anche perché in numerose aree non esistono istituzioni specializzate. Qualche volta, però, l’ufficio postale, forte di una rete articolata in 650mila presìdi, potrebbe sostituirsi. Realtà come Brasile, Cina Popolare, India, Russia o Sud Africa hanno già avviato un’esperienza in tal senso e per la prima volta la spiegheranno, insieme, ai potenziali interessati. Un patrimonio, insomma, che si può spendere meglio. Nel caso specifico richiedendo un maggior coinvolgimento nelle politiche di inclusione finanziaria e, in particolare, nella microfinanza.