Un saggio che legge gli ultimi decenni in un modo diverso e che, nelle sue 414 pagine (16,50 euro), serba diversi riferimenti postali. Scritto da Sergio Rizzo e Alessandro Campi, s’intitola “L’ombra lunga del Fascismo - Perché l’Italia è ancora ferma a Mussolini”. Dove gli autori -annotano dalla casa editrice, Solferino- “firmano la radiografia impietosa di un Paese in cui si fa un uso strumentale del Fascismo: la Destra continua a richiamarsi alla sua eredità sentimentale spacciandola per patriottismo, la Sinistra ne agita lo spettro a ogni elezione”.
Tra gli spunti, gli autori si domandano i problemi dei postini nel caso si cambiassero le denominazioni a strade e piazze ora intitolate a persone politicamente esecrabili. Citano il francobollo da 750 lire per Giovanni Gentile del 21 novembre 1994 (ora bisognerebbe aggiungere il “B” del 10 aprile scorso), la scritta evocativa ancora presente sull’immobile che accoglie le Poste centrali di Napoli (“rimane nascosta fino al 2001, quando il restauro del palazzo la fa riemergere”), l’esito ottenuto fondendo la statua in bronzo con il dittatore posizionata a Bologna e rappresentata nel 50 centesimi del 27 ottobre 1932 nonché nel 10+5 lire aereo del 24 maggio 1934 (come viene ricordato, esistono altri dentelli che citano il duce).
“Nata la Repubblica non si fa altro che parlare e scrivere” di lui, e in questo aiutano, insieme ad altri strumenti, le lettere autografe.
Tracce della politica razzista si trovano nel regio decreto 1.198 del 19 luglio 1941 (in teoria, ancora vigente!), riguardante la legge postale e delle telecomunicazioni, dove, all’articolo 5, si prevede che “il personale... deve essere di nazionalità italiana e di razza ariana”.
A questo proposito, ecco l’architetto Adalberto Libera, cui si deve ad esempio il Roma Ostiense, tra i firmatari del provvedimento che ha espulso dall’albo professionale gli ebrei. Oppure il parlamentare del Partito democratico Emanuele Fiano, il cui impegno nell’ostacolare la propaganda fascista si è fatto notare per le conseguenze, nel caso fosse stato concretizzato, anche nel settore collezionistico.
Non manca il richiamo a “Libero”, che nel 2008 ha associato al quotidiano la rassegna “Il Ventennio fascista”, fascicoli contenenti pure “la riproduzione di una cartolina d’antan avente il duce a soggetto e gli originali dei francobolli storici del regime certificati dalla Bolaffi”.