Sorpresa: la lettera ha avuto, persino nell’espressione artistica, un ruolo importante.
Non sono certo pochi i quadri che ritraggono sognanti damigelle o attempati uomini d’affari indaffarati a scrivere una missiva, magari sotto l’occhio attento di un cupido o di un valletto.
Una discreta galleria è raccolta nel volume “Love letters - Dutch genre paintings in the age of Vermeer” (208 pagine di grande formato e in parte a colori, 10,00 euro, informazioni: bookshop@ngi.ie). Nato con l’obiettivo di accompagnare i visitatori delle mostre omonime, organizzate dal Bruce museum of arts and science di Greenwich (Connecticut) e dalla National gallery of Ireland a Dublino, resta un riferimento, in inglese, anche dopo la chiusura delle esposizioni.
Se il pittore olandese Johannes Vermeer (1632-1675), recentemente ricordato dalla Francia, è il punto di partenza dell’indagine, numerosi altri suoi colleghi hanno soffermato occhio e pennello sugli esponenti dell’alta borghesia che, quattro secoli fa, affidavano sentimenti, comunicazioni, ordini e notizie al foglio. E i promotori lo confermano: “Come oggi l’e-mail domina la comunicazione scritta, nel XVII secolo stendere lettere personali divenne assai diffuso e di moda. Nonostante le lettere esistessero da tempo, la nozione che potessero convogliare sentimenti ed emozioni privati catturò, di colpo, l’immaginazione popolare, trasformando la comunicazione personale. In quel periodo, l’Olanda non solo era il Paese più acculturato d’Europa e un centro leader nelle pubblicazioni, ma fu anche la base di una esplosione per l’attività epistolare”.
Il catalogo contiene, inoltre, tre saggi dovuti a Peter C.Sutton, Lisa Vergara e Ann Jensen Adams.