“Perché l’oppressione dei curdi e degli uiguri in Cina non ci indigna? Perché nessuno si mobilita per le stragi in Ruanda, in Zimbabwe, in Somalia e in Kashmir, ma scendiamo prontamente in piazza a protestare contro il blocco di Gaza e l’assalto alle navi turche? Non sarà che applichiamo due pesi e due misure e che qualcuno (guarda caso Gerusalemme) ai nostri occhi è più colpevole di altri?” Sono i quesiti che l’editorialista del “Corriere della sera” Pierluigi Battista si è posto scrivendo il saggio “Lettera a un amico antisionista” (Rizzoli, 120 pagine, 18,00 euro).
Troppo spesso “il pubblico sdegno pro Palestina sconfina in una condanna cieca e indiscriminata di ogni iniziativa israeliana, giustificata o meno. Come se sotto le diffuse posizioni antisioniste si nascondesse la ben meno onorevole influenza dell’antisemitismo”. Con spirito provocatorio -e stringente evidenza- l’autore “invita a riflettere sui motivi di un’ostilità preventiva che ha le proprie radici nella secolare discriminazione verso gli ebrei”.
Il libro verrà presentato domani sera a Milano presso il teatro Franco Parenti (via Pier Lombardo 14) alle ore 21; la partecipazione è libera. Accanto a Battista interverranno Gad Lerner e Andrée Ruth Shammah; come moderatore parteciperà Sergio Scalpelli.