Ci voleva probabilmente un suddito della regina Elisabetta per effettuare un viaggio fotografico fra scritte, targhe ed iscrizioni esistenti nello Stivale. Ad averlo compiuto è James Clough: londinese, ha studiato typographic design al London college of printing; adesso lavora come designer e calligrafo a Milano, dove si è stabilito nel 1971.
Dagli scatti al libro il passo è breve. Ecco quindi “L’Italia insegna”, realizzato, nell’edizione italiana, da Lazy dog (248 pagine, 49,90 euro). Sono raccolte, commentate con una prospettiva storico-estetica e classificate oltre trecento istantanee (a colori) riguardanti insegne e scritte di ogni genere, prese in oltre cento località grandi e piccole.
Ironiche e intuitive, originali e spiritose, improvvisate ed eleganti, rappresentano lo specchio della nostra società, viene ricordato. Anche prima che i caratteri tipografici dominassero la scena, nel Bel Paese “non c’è mai stata una vera standardizzazione nelle lettere disegnate e non è mai stato stampato alcun manuale per pittori d’insegne. Questa libertà, avulsa da modelli precostituiti, l’abilità degli artigiani e la loro creatività rendono le insegne italiane così straordinarie”.
Tra segni commerciali, testimonianze politiche e tombini non mancano i richiami di settore. In particolare, le intestazioni presenti alle Poste centrali di Lodi, Palermo e Vicenza. Senza trascurare quel negozio di Prato che vende tabacchi, valori bollati e appunto postali.