Chissà cosa dirà il Dalai Lama -che oggi si è espresso positivamente nei confronti di papa Francesco- per la serie di francobolli messa in cantiere dall’Amministrazione postale delle Nazioni Unite. Uscirà solo l’11 aprile, ma già si è fatta notare. Perché considera il Tibet quale territorio controllato da Pechino, come d’altro canto si legge nelle cartine planetarie. E senza dimenticare che la Cina Popolare non solo fa parte dell’Onu, ma siede nel Consiglio di sicurezza quale membro permanente e con diritto di veto. Insomma, un’emissione allineata al diritto internazionale, ma che probabilmente darà adito a qualche… aggrottamento di ciglia. Sei i francobolli fotografici di cui si compone; l’intervento compositivo è di Sergio Baradat. Sono dedicati -com’è accaduto negli ultimi anni- al Patrimonio mondiale definito dall’Unesco e questa volta si concentrano sullo sterminato Paese asiatico. Citano le grotte di Mogao (0,46 dollari statunitensi), i palazzi imperiali delle dinastie Ming e Qing presenti nella capitale ed a Shenyang (1,10), quello del Potala a Lhasa (1,40 franchi svizzeri), il monte Huangshan (1,90), la Grande muraglia (0,70 euro) ed il mausoleo dell’imperatore Qin Shi Huang, famoso per l’esercito di terracotta (1,70). Previsti, inoltre, tre libretti di prestigio, uno a valuta.