“Sono molti i Paesi nei quali, oltre agli uffici postali ordinari suddivisi in varie classi o categorie, hanno funzionato o tuttora funzionano dei particolari stabilimenti «rurali», istituiti presso piccoli centri ed abilitati a compiere solo le operazioni più semplici. Nulla, in questo particolare campo, è più interessante della raccolta dei bolli di cui furono dotati i «servizi di posta rurale» esistenti in Italia”.
Lo scriveva, nell’ottobre del 1970, Alberto Diena come prefazione. Prefazione confermata nella seconda edizione uscita dieci anni dopo, di cui è stata trovata una copia. È il volume di Giuseppe Gaggero e Renato Mondolfo “Le collettorie postali del Regno d’Italia”.
Le 384 pagine di formato “A4” con immagini anche a colori (30,00 euro) intendono rappresentare il catalogo dei bolli e degli annullamenti che caratterizzarono tale supporto. Si apre con i documenti ufficiali e il dettaglio dedicato ai vari tipi: lineari corsivi, ottagonali, cilindrici con “curvette”, quadrati; sono stati aggiunti quelli di specie diverse, i ferroviari, di messaggeri e corrieri.
Il cuore del lavoro è costituto appunto dal mercuriale, organizzato per regione con le valutazioni su undici livelli; una seconda lista offre i dati storico-postali. L’appendice elenca le impronte allora non rintracciate.