“Goito, Monzambano, e pare Peschiera (notizie semi=officiali di jer sera) sono in mano dei valorosi nostri soldati; Rimane Verona e Mantova, se non ci lascierem la pelle sarà pur la bella cosa raccontare le nostre campagne”. Il brano proviene da una lettera scritta a Torre di Goito il 14 aprile 1848. E riscoperta grazie alla doppia iniziativa del Centro studi internazionale di storia postale. Da una parte il libro “Uomini e vicende, miti e valori”; dall’altra “Italia cara, Italia bella”. I volumi, dalle illustrazioni in bianco e nero, sono raccolti in una confezione unica della Sometti a 30,00 euro e intendono accompagnare la rassegna itinerante per il centocinquantesimo dall’Unità proposta dallo stesso sodalizio in vari centri soprattutto della Lombardia (ma sarà anche a “Veronafil” dal 20 al 22 maggio). Protagonisti della mostra, e di riflesso delle opere editoriali, sono i fatti più noti, “cui la nostra gente ha partecipato in prima persona, con le armi in mano”, scrive il presidente dello stesso Csisp Ercolano Gandini. Ma soprattutto sono “le vicende umane che i protagonisti delle guerre risorgimentali hanno affidato ai loro scritti... Non riviviamo i pensieri o le azioni solo dei grandi e famosi personaggi immortalati dalla storia, ma quelli delle semplici vite dei soldati che hanno narrato i fatti a cui hanno partecipato con tutte le loro speranze ed attese”. Il primo saggio offre, in 271 pagine, ventotto interventi di studiosi e collezionisti che puntano principalmente -ma non solo- a valorizzare le memorie locali, spesso lette o spiegate attraverso le tracce epistolari. Il secondo, invece, propone in altre 319 la trascrizione e in qualche caso l’immagine di “centinaia di lettere a partire dai moti rivoluzionari del 1821 e 1831, di un gran numero di corrispondenze del 1848, sia di soldati delle armate sarda, tosco-napoletana, pontificia, sia di quelli dei numerosi corpi volontari che sorsero in ogni parte d’Italia con l’intento di contribuire alla liberazione”. Cui se ne aggiungono di ulteriori datate 1849, relative all’invasione delle Marche nel 1860 e provenienti dall’Italia Centrale durante la campagna di sette anni dopo.