Dopo ventitré anni, si ricomincia. Nel senso che riprenderanno, via aereo da Dubai, gli scambi con la Somalia. Ad annunciarlo è l’Unione postale universale, che ha sostenuto la firma di un protocollo d’intesa con cui le parti s’impegnano a definire i dettagli della procedura. Parti rappresentate dal ministro somalo a Informazione, poste, telecomunicazioni e trasporti, Abdullahi Hersi, e dal presidente ad interim delle Poste degli Emirati Arabi Uniti, Fahad al Hosani. La comunicazione -ha ricordato il rappresentante africano- costituisce un diritto umano. Aggiungendo che sarebbe ora che il suo Governo proponesse dei servizi postali. “La gente ha, forse, internet e telefono, ma questi supporti non rimpiazzeranno mai il fatto di ricevere corriere dall’estero”, ha detto. Da qui anche la sua richiesta di aiuto, “perché partiamo da zero”. L’incontro è avvenuto a Berna presso la sede dell’Upu, il cui direttore generale, Bishar Hussein, ha messo le mani avanti: il documento costituisce una tappa importante, ma non rappresenta che l’inizio di un impegno difficile. La rete postale è praticamente inesistente e va pensata per un territorio grande 637mila chilometri quadrati e per 9,9 milioni di abitanti. Nel 1991 si contava un centinaio di uffici postali, condotto da 2.165 dipendenti; oggi non ve n’è che uno, a Mogadiscio, con 25 lavoratori. Il Governo attuale ha preso il potere nel settembre scorso dopo numerosi anni di guerra civile e parecchi esecutivi provvisori. La diaspora conta circa due milioni di persone. Dall’Africa all’Asia, dove la Siria è sotto l’attenzione generale. La difficile situazione interna ha bloccato, di fatto, anche le attività postali. L’operatore statunitense, ad esempio, ha sospeso ogni rapporto; per questo non accetta più invii di qualsiasi tipo destinati al Paese mediorientale. Quelli trovati nella rete vengono restituiti al mittente. Su richiesta, sono rimborsate le spese per l’affrancatura; in alternativa, l’interessato potrà lasciare in sospeso la spedizione, attendendo che le condizioni migliorino. Japan post, invece, parla semplicemente di ritardi che potrebbero gravare sui traffici nei due sensi.