“Chi -disse il comandante Paul Van Riper- userebbe cellulari e satelliti dopo quanto è successo a Osama bin Laden in Afghanistan? Noi comunicavamo tramite corrieri in motocicletta e messaggi nascosti nelle preghiere”. La frase è stata riportata da Malcolm Gladwell in “In un batter di ciglia - Il potere segreto del pensiero intuitivo”. E non è un caso se il blitz delle truppe statunitensi alla casa nei pressi di Islamabad dove il terrorista è stato trovato ieri ha rivelato l’assenza di collegamenti internet o telefonici.
Durante l’attacco -lo ha annunciato ufficialmente il presidente Usa Barack Obama- è stato ucciso l’ingegnere combattente cinquantaquattrenne (era nato il 10 marzo 1957), che aveva dichiarato guerra al mondo occidentale dal 1979. Prima contro l’Unione Sovietica, colpevole di aver invaso l’Afghanistan, poi contro le altre presenze straniere del mondo arabo, a cominciare con quelle statunitensi in Arabia Saudita e Somalia.
Gli investigatori hanno collegato la sua attività a diverse reti clandestine e a numerosi attentati, in particolare agli attacchi, fra cui quelli al World trade center e al Pentagono, che l’11 settembre 2001 sconvolsero gli Usa. Attacchi ricordati da diversi francobolli (ma anche da numerosi annulli) dallo stesso Paese e non solo: già il 24 ottobre successivo Usps introdusse la prima versione dell’ordinario “United we stand” da 0,34 dollari con la bandiera ed il 7 giugno 2002 arrivò l’omaggio agli eroi, proponendo la celebre foto dei pompieri a “Ground zero” in vendita a 34 centesimi più 11 di sovrattassa in favore dei familiari delle vittime. Stando al programma attuale, Washington non riprenderà l’argomento nel decimo anniversario.