Si presenta come reporter e scrittore; ha collaborato con “Diario”, oggi con “Il manifesto” e “Pagina99”. Ha pubblicato, fra l’altro, i romanzi: “Norvegia” (Transeuropa 1993), “Attenti al cane” (Guanda 1999), “Nafta” (Guanda 2000), “Un poco di buono” (Rizzoli 2002). Senza dimenticare i reportage narrativi: “Le risorse umane” (Feltrinelli 2006), “Viaggi da Fermo” (Laterza 2009), “Il mondo in una regione” (Ediesse 2009), “Il costo della vita” (Einaudi 2013) e “I tempi che corrono” (Alegre, 2013). La sua ultima opera è “Andare. Camminare. Lavorare”, che “Vaccari news” ha segnalato due giorni fa per i suoi contenuti postali. L’autore, dipendente di Poste italiane, ha operato anche come referente filatelico. Si chiama Angelo Ferracuti. Come considera i filatelisti? “Sono persone mediamente colte e curiose, che hanno conservato qualche tratto infantile, in senso buono”, spiega in questa intervista il diretto interessato. “Credo sia una componente del collezionismo, questo voler mantenere un’attenzione nei confronti degli oggetti che uno ha cominciato ad amare fin da giovanissimo. Poi la filatelia, di cui mi sono occupato per anni professionalmente, è legata alla storia, anche a quella postale, quindi ha una valenza culturale molto forte. Ho tenuto per anni lezioni ai ragazzi delle scuole, e devo dire che quei piccoli pezzettini di carta ancora riescono ad affascinarli”. Due parole sul portalettere… “L’ho definito l’ultimo «grande fratello» naturale, un grande conoscitore dei luoghi, sia da un punto di vista umano che sociale, quindi anche portatore di storie. Diciamo che ha molta cognizione del contesto, e si lega in maniera molto forte alle persone, con alcune delle quali stabilisce dei veri rapporti empatici. Socialmente è ancora molto amato e rispettato, nonostante non consegni quasi più la lettera del fidanzato o della fidanzata, quelle del militare o dello zio d’America, ma sempre più corrispondenza commerciale e pubblicità”. Se il portalettere è stato più volte citato nei suoi libri, si è mai concentrato su altre figure di Poste italiane? “Ne «Le risorse umane» c’è un racconto -l’unico di finzione- che si intitola «Lo sportellista», mentre in un romanzo inedito che ho finito di scrivere il protagonista, mio alter ego, è un impiegato postale che però è autore anche di libri. Ma gli impiegati delle Poste sono sociologicamente e letterariamente meno interessanti dei portalettere, anche perché il loro sguardo e la loro fisionomia somigliano a quelli di tanti altri impiegati di banca, delle assicurazioni o degli enti locali. Agiscono in uno spazio meno esplicito, più circoscritto, più statico”.
Angelo Ferracuti/1 La persona
23 Gen 2016 00:56 - NEWS FROM ITALY
L’autore di “Andare. Camminare. Lavorare”, già referente filatelico per Poste italiane, intervistato da “Vaccari news”