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editor Fabio Bonacina

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La testimonianza del funzionario del ministero alle Poste e ai Telegrafi Enrico Melillo, dimenticata per decenni, è stata ripresa dall’Istituto di studi storici postali. Per pubblicarla sono stati necessari otto volumi; ora è uscito l’ultimo
La testimonianza del funzionario del ministero alle Poste e ai Telegrafi Enrico Melillo, dimenticata per decenni, è stata ripresa dall’Istituto di studi storici postali. Per pubblicarla sono stati necessari otto volumi; ora è uscito l’ultimo

Ci sono voluti vent’anni, ma ora è terminata: Simone Fari, su incarico dell’Istituto di studi storici postali, ha completato la pubblicazione dell’opera “Ordinamenti postali e telegrafici degli Antichi stati italiani e del Regno d’Italia”.

Il manoscritto è dovuto ad Enrico Melillo e fu portato a termine attorno al 1910 e poi consegnato all’allora ministero delle Poste e dei Telegrafi in attesa di essere pubblicato. Rimase invece in un cassetto e solo molto tempo dopo fu ritrovato e ne venne compreso il valore.

Primo esempio –secondo Clemente Fedele, che nel 1984 presentò il progetto- di storia postale italiana fra Otto e Novecento, conserva anche un valore di fonte documentale, in quanto Melillo era un funzionario del dicastero. Quindi, si trovava in una posizione privilegiata per vedere le cose ed accedere alle informazioni.

L’ultimo tomo, l’ottavo (196 pagine, 30,00 euro), ha come argomento principale lo sviluppo delle telecomunicazioni in Italia dall’Unità ai primi anni del Novecento. Parla di telegrafi (senza dimenticare le tariffe), telefoni, radiotelegrafia ed applicazioni militari, in quest’ultimo caso riprendendo anche la posta da campo. Visti comunque con un’ottica peculiare. “Melillo -annota Simone Fari- non era uno studioso di professione, ma solo per passione. È quindi naturale che la trattazione risulti più simile ad una cronaca che ad un vero e proprio testo di storia, come lo si intende oggi”.




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