Esaminando l’esito degli incontri tecnici tenuti nei giorni scorsi con Poste presso la Presidenza del Consiglio dei ministri a seguito del tavolo politico a palazzo Chigi, la Federazione italiana degli editori di giornali “ha dovuto constatare con grande preoccupazione la sospensione delle trattative”. È passato quasi un mese dall’innovazione tariffaria dell’1 aprile che -ricorda in una nota la Fieg- “comporta per gli editori, e in prospettiva per gli abbonati, aumenti dei costi di spedizione pari, in media, al 120% per i quotidiani e del 100% per i periodici, e non si vede ancora una via d’uscita. Per il 2010 poi l’incremento, del tutto inaspettato e incidente ad anno iniziato, produce un danno non rimediabile alle aziende che hanno adottato politiche commerciali e di marketing basandosi sulle tariffe preesistenti. Eppure gli editori hanno dimostrato la volontà di sobbarcarsi una parte, significativa ma sostenibile, di quell’incremento”. Gli editori associati “sottolineano la gravità della situazione, che rischia di compromettere definitivamente la distribuzione attraverso il canale postale e quindi gli abbonamenti, incidendo ancora una volta pesantemente sui bilanci delle imprese editoriali e sulla tasca dei lettori”.
Intanto, però, qualcosa si sta sbloccando dal punto di vista politico. Alla Camera si lavora ad un emendamento al decreto-legge sugli incentivi (il 40/2010) che individua per l’anno in corso 30 milioni, tuttavia a beneficio della sola editoria no-profit.
Per una procedura che va in un senso, una seconda va nel senso opposto. Nell’ambito dello stesso provvedimento, il Legislatore sta intervenendo sull’Iva. Dovrebbe essere rivista, infatti, l’attuale aliquota agevolata sulle prestazioni postali: in base alle ipotesi, il 10% potrebbe essere applicato solo al servizio universale.