Nella notizia precedente, la scelta del Liechtenstein, ma il discorso è più ampio. “Curioso notare -precisa a «Vaccari news» uno dei maggiori esperti italiani del settore, Flavio Rota- che già l’informazione è stata accompagnata da un’immagine non corretta. Quello riprodotto (anche sulla busta ricordo) è uno degli apparecchi per francobolli in bobina della Sodeco di Ginevra, ritirati nel 2004. In realtà, gli automatici in uso nel Principato hanno impiegato sempre la Frama, un operatore di Lauperswil, nel Bernese”.
E qui sta il vero cambiamento… “Sì. Secondo le nostre conoscenze, la macchinetta del Liechtenstein era l’ultima della Frama operativa a livello mondiale. Ve n’era una pure ad Aland, ma è stata tolta dal servizio il 13 marzo precedente”.
Si chiude così un percorso aperto sperimentalmente il 9 agosto 1976 in Svizzera, per la precisione a Berna, Ginevra, Grindelwald e Zurigo; quattro distributori con etichette molto spartane aprirono una nuova modalità di approvvigionamento, per l’epoca pratica ed efficiente (il primo impianto in assoluto fu però della Safaa, introdotto a Montgeron, vicino a Parigi, all’inizio del 1969). Non contenevano francobolli già stampati, ma solo il fondo di sicurezza: l’importo veniva aggiunto al momento, in base alla richiesta del cliente, evitando di stoccare cartevalori con più nominali. “L’azienda fece scuola, tanto che i collezionisti chiamarono tali articoli «framabolli». Un nome oggi inappropriato, viste le diverse ditte che hanno agito nel comparto. Adesso ne sono operative soprattutto sei, vale a dire Acon, Almex, Ier, Inform, Innovision, Intelligent ar, mentre i Paesi ancora attivi risultano ventuno dei trentotto che nel tempo hanno utilizzato il sistema” (fine).