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editor Fabio Bonacina

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Tra ieri ed oggi, il senatore ha proposto in Aula il problema che sta pesando sul settore filatelico: i sequestri di materiale a suo tempo regolarmente alienato dalle strutture pubbliche, conservatosi solo grazie alla cura dei collezionisti

“Faccio un appello al Governo. Saranno solo un milione di persone, ma ci tengono. Hanno salvato la storia culturale del nostro Paese. Hanno scritto centinaia di libri su questa storia minore. Ci sono istituti, come l’Istituto di studi storici postali di Prato, che hanno scritto cose magnifiche sulla storia postale. Loro hanno salvato e mantenuto, in questo Paese, un patrimonio, che lo Stato terrebbe negli scantinati per farlo mangiare ai topi. Perché questa sarebbe la fine di queste tonnellate di carta. Vogliamo essere ragionevoli?”. È un passo dell’intervento che il senatore Carlo Giovanardi ha tenuto ieri in Senato, durante la discussione sulla “Legge annuale mercato e concorrenza”.

Così come aveva promesso sabato nell’incontro di Modena, ha presentato il problema che da anni grava sul settore, quello del materiale alienato dalle strutture pubbliche e recuperato dagli appassionati. Fin dall’inizio del Regno d’Italia -ha ricordato ai presenti- “attraverso leggi dello Stato italiano e circolari vincolanti dei ministeri, vennero destinati allo spoglio tonnellate di carte provenienti da enti e archivi pubblici, fra cui decine di milioni di buste e lettere che venivano ritenute di nessun interesse… Queste carte degli spogli venivano vendute a quintali o a tonnellate e venivano destinate al macero o venivano consegnate alla Croce rossa, che ne propagandò in maniera efficace e capillare la vendita ai privati, per poter meglio operare nel campo della carità e della beneficenza”.

L’articolo 54 del vigente Codice dei beni culturali fra i beni inalienabili cita i singoli documenti appartenenti allo Stato, alle Regioni e ad altri enti pubblici territoriali, nonché gli archivi e i singoli documenti di enti e istituti pubblici diversi. “Questo sarebbe un patrimonio nazionale da tutelare… Malgrado il fatto che, con circolare, il ministero dei Beni culturali abbia indicato chiaramente che tale norma non può essere applicata alle semplici buste con francobollo, ma soltanto a quelle che contengono qualche utilità per gli archivi, se ne è stata denunciata la sottrazione, alcune Soprintendenze periferiche ritengono che tutto quello -ascoltate cos’è il nostro patrimonio- che negli ultimi secoli è stato indirizzato a Comuni, Province, tribunali e parrocchie faccia parte del demanio dello Stato”. “Mettendo peraltro in moto denunce penali e sequestri di materiale, per incitazione a incauto acquisto, nei confronti di tutti quelli che sono in possesso di qualcuna delle decine di milioni di documenti postali che sono stati legittimamente comprati (parlo di materiale del valore di 2 euro, 4 euro o 10 euro) negli ultimi centocinquant’anni dai collezionisti e dai loro progenitori nelle bancarelle, nelle aste, durante i convegni filatelici, eccetera”.

“Da quattro anni abbiamo rapporti con i ministri pro tempore spiegando la situazione. Il ministero dei Beni culturali ha fatto una circolare ma i singoli soprintendenti spiegano che di questa circolare a loro non interessa assolutamente nulla, perché ritengono di dare loro interpretazione”.

Tali comportamenti “stanno mettendo in crisi un comparto che vedeva operare, fino a ieri, una ventina di case d’asta filateliche, più di cento commercianti, centinaia di circoli filatelici e un milione di collezionisti, per un giro d’affari di circa 200 milioni all’anno. Tutti in questo momento sono potenzialmente incriminabili per incauto acquisto o ricettazione, se non forniscono la prova (impossibile) che la singola lettera indirizzata a un ente pubblico fa parte delle decine di milioni scartate per legge dalle pubbliche amministrazioni”.

Di fatto -ha aggiunto oggi alla ripresa del dibattito- “è vietato per un privato mantenere qualcosa che abbia avuto un minimo rapporto con la storia”. Se possiede una busta destinata ad un Comune, anche se è stata buttata via o mandata al macero, “è comunque penalmente perseguibile. Qualcuno ha fatto il conto di quanto costa mandare centinaia e centinaia di lettere in giro per tutta l’Italia, che vengono sequestrate a Torino, mandate a tutte le sovrintendenze perché devono controllare? Non è più facile dire che tutto quello che è negli archivi deve rimanervi e tutto quello che è stato rubato e sottratto dagli archivi è, giustamente, oggetto di denuncia penale?”.

Il senatore Carlo Giovanardi in Aula durante il suo intervento di ieri
Il senatore Carlo Giovanardi in Aula durante il suo intervento di ieri



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