“Scatola nera” sì o no? È ormai anni che se ne parla, e sembra che si sia al punto decisivo: dotare i mezzi di Poste italiane dell’apparecchiatura volta ad inoltrare via satellite elementi che possano risultare utili, ad esempio, in caso di furto (fra l’altro, il sistema permette di tagliare i premi assicurativi) ed incidente (ad esempio, avvia in automatico una chiamata di soccorso), ma anche per programmare la manutenzione.
L’estate scorsa -approfittando del periodico aggiornamento della flotta- l’azienda aveva deciso di inserire tali strumenti, assicurando che sarebbero rimasti spenti fino a quando il ministero del Lavoro e delle politiche sociali avesse dato il via libera formale ai cosiddetti “black box”. Si tratta di dispositivi forniti da Targa telematics e destinati ai veicoli messi a disposizione da Arval, cui si aggiungono i congegni di Texa montati su quelli consegnati da Leasys.
Già nel 2012 il dicastero aveva acconsentito alla loro introduzione, fissando alcuni limiti, come il trattamento dei dati in forma aggregata (in altre parole, la società non può risalire a singole prestazioni), il divieto di impiegarli per eventuali accertamenti sull’obbligo di diligenza da parte dei lavoratori, per l’adozione di provvedimenti disciplinari o per il controllo a distanza del personale. Resta in sospeso, tuttavia, un’interpretazione presentata da fonte sindacale.