Sul tavolo la richiesta, adottata ieri dal consiglio di amministrazione che fa capo a Poste italiane, di comprare e gestire azioni proprie per un massimo di 65,3 milioni; l’acquisto riguarderebbe le ordinarie della stessa azienda, rappresentative del 5% circa del capitale sociale, con un esborso complessivo fino a 500 milioni di euro.
Questo -viene spiegato- per offrire agli investitori uno strumento ulteriore di monetizzazione; adempiere gli obblighi derivanti da possibili piani di azionariato destinati agli amministratori o ai dipendenti; costituire un deposito di cui disporre nel contesto di eventuali operazioni di finanza straordinaria o per altri impieghi; sostenere la liquidità del titolo; ottimizzare la struttura del capitale di gruppo. L’intervento sarà svolto nei diciotto mesi successivi alla delibera di autorizzazione; il prezzo verrà individuato di volta in volta, fermo restando che esso non potrà discostarsi in diminuzione o in aumento di oltre il 10% rispetto a quello registrato dal mercato telematico azionario.
La proposta sarà discussa dall’assemblea ordinaria degli azionisti, fissata formalmente al 29 maggio. Tra i restanti argomenti inseriti all’ordine del giorno figurano l’approvazione dei bilanci di esercizio e consolidato riguardanti il 2017, nonché la destinazione dell’utile. Prevista anche la straordinaria: bisognerà decidere, ad esempio, sul futuro del patrimonio Bancoposta che, secondo l’attuale dirigenza, dovrà sostenere Poste mobile per quel che concerne la monetica ed i servizi di pagamento. Occorrerà intervenire pure sui rapporti giuridici collegati circa le attività di “back office” ed antiriciclaggio.