Chi si ricorda il gioco della posta? Quell’intrattenimento in cui i piccoli potevano imitare gli adulti in una delle attività professionali. Probabilmente una di quelle che più si facevano notare, con l’addetto impettito nella sua divisa che ogni giorno (e magari più volte al giorno) passava da casa e consegnava qualcosa.
È stato riscoperto ora grazie a Riccardo Bodo e Carlo Sopracordevole, che hanno firmato un articolo sull’ultimo numero, il 118-119, de “L’intero postale”, ossia il periodico dell’Unione filatelisti interofili.
“Una volta -scrivono i due specialisti- la posta incideva ben più capillarmente di oggi nella vita quotidiana ed era circondata da interesse, curiosità e prestigio sociale. Non fa meraviglia che ne abbiano tratto ispirazione i creatori di giochi, come è avvenuto per altre attività rilevanti, dal «Piccolo chimico» al «Meccano», al «Lego» o al «Monopoli»”. Lo svago che vede protagoniste lettere e cartoline nacque alla fine dell’Ottocento e si diffuse rapidamente in tutti i Paesi occidentali. A giudicare dai reperti sopravvissuti, ha avuto discreta fortuna, tanto da durare a lungo; esistono addirittura versioni attuali. Fra esse, si potrebbe annoverare “Postopoli”, lanciato due anni fa da Poste italiane.
La versione classica consisteva in una scatola contenente tutto quanto potesse servire ai ragazzini: piccole riproduzioni di francobolli, mini-timbri per annullarli, buste ed interi postali, allora oggetti di uso consueto.
Nel Bel Paese venne chiamata “Posta dei bambini”, “Posta dei piccoli” o “Piccola posta”; alla fine degli anni Trenta ci fu persino una tipologia… imperiale. In Germania e negli Stati di lingua tedesca era definita “Kleine post” o “Kinderpost”; in Francia si ebbe una grande quantità di varianti denominate “La petite poste”, “La poste enfantine” o “Si j’étais le postier”. Ogni tanto si vedono in vendita minifrancobolli statunitensi, chiaramente legati a questo tipo di attività, ma non manca la declinazione elvetica.
Gli esperti, ovviamente, si concentrano sugli interi nazionali. Essi “variavano secondo il periodo”. Sono note, ad esempio, cartoline con l’effigie di Umberto I in ovale da 10 centesimi e tanto di millesimo “99”, un’imitazione “davvero scrupolosa (a parte le dimensioni ovviamente)”. Ricompaiono più avanti con l’impronta di affrancatura aggiornata, tipo la “Leoni” da 10 centesimi e poi da 15, senza trascurare la “Michetti” e così via, andando perlomeno alla “Michelangiolesca” e alla “Siracusana”. Presenti anche bollettini pacchi e moduli vaglia.