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editor Fabio Bonacina

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Lo disse Jean-François Champollion, riferendosi al patrimonio custodito al Museo egizio della città piemontese. Museo che domani si presenterà rinnovato

L’annullo per la cerimonia
L’annullo per la cerimonia

Dopo cinque anni di lavori, si mostra rinnovato il Museo egizio di Torino. E domani festeggerà con l’inaugurazione, suggellata da un annullo disponibile tra le ore 9 e le 21 presso la sede, in via Accademia delle Scienze 6.

Propriamente definito Museo delle antichità egizie, è costituito -viene spiegato- da un insieme di collezioni che si sono sovrapposte nel tempo, alle quali si devono aggiungere i ritrovamenti effettuati a seguito degli scavi condotti dalla Missione archeologica italiana tra il 1900 e il 1935 (in quell’epoca vigeva il criterio secondo cui i reperti erano ripartiti fra il Paese ospite e le spedizioni straniere; ora non è più così, tutto rimane sul luogo).

Come quello del Cairo, è dedicato esclusivamente all’arte ed alla cultura antiche. Molti studiosi di fama internazionale, a partire dal decifratore dei geroglifici, Jean-François Champollion, che giunse nel capoluogo piemontese nel 1824, si dedicarono allo studio delle sue collezioni, confermando così quanto scrisse lo stesso Champollion: “La strada per Menfi e Tebe passa da Torino”.

Il nuovo percorso, che poggia sul progetto scientifico elaborato dal direttore Christian Greco e da otto curatori con differenti specializzazioni, si sviluppa cronologicamente articolandosi in quattro piani di visita, comprendendo un arco temporale che va dal 4000 avanti Cristo al 700 dopo. La duplice natura delle collezioni, in parte antiquarie ed in parte archeologiche, è raccontata nelle sale sulla storia della struttura, una novità che risponde alla domanda più frequente espressa dal pubblico: “Perché un Museo egizio a Torino?”. Tra le sorprese, è da segnalare la galleria dei Sarcofagi, che ospita alcuni fra i più bei reperti del Terzo periodo intermedio e dell’epoca tarda (1100-600 a.C.). Per il pubblico -è la promessa- “sarà come vivere un viaggio nel tempo”: la visita si conclude al pianterreno fra le statue monumentali. “Il nostro scopo è soddisfare non solo gli appassionati di Egittologia o i visitatori che fruiscono il Museo a livello didattico, ma anche quel vasto pubblico che è incuriosito e attirato dal mondo delle antichità”, dice il direttore.

Tra i reperti che conserva, una lettera. Il documento, ricomposto con quattro frammenti, è in terracotta e risale alla XX dinastia (1183-1152 avanti Cristo). Fu trovato nella valle delle Regine e conserva il nome del destinatario, il sacerdote “padre del dio” e “ritualista” Amenhotep.

Dopo cinque anni di lavori, domani la valorizzazione
Dopo cinque anni di lavori, domani la valorizzazione



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