Non figurano richiami espliciti a Poste italiane, ed è questa la notizia. Antonio Catricalà, magistrato al vertice dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, più volte presente alle manifestazioni collezionistiche riccionesi e attualmente membro della Consulta per l’emissione delle cartevalori postali e la filatelia (nel passato ha presieduto la Commissione per lo studio e l’elaborazione delle cartevalori postali), si è occupato di altri settori.
Non nella sua attività quotidiana -dove, anzi, gli incartamenti che vedono protagonista la società detentrice del servizio postale universale non mancano- ma nel saggio “Zavorre d’Italia”. Il libro, edito da Rubbettino, è organizzato in 74 pagine e costa 12,00 euro.
Offre un rapido affresco della legislazione italiana, nazionale e regionale, che soffoca la concorrenza in Italia. Senza l’ambizione di essere esaustivo dell’intera normativa che contrasta con le regole antitrust, guida il lettore tra i mille interessi corporativi che bloccano l’economia del Paese. Ne emerge uno spaccato insolito e poco conosciuto: accanto alle categorie “forti”, di cui parlano quotidianamente i mass media, vengono analizzati privilegi e protezioni ottenuti da mestieri meno noti. Una società e un’economia più libere -è la tesi- rappresentano il presupposto necessario e indispensabile per garantire maggiore ricchezza alle generazioni future.
Secondo l’autore, tagliando le “zavorre d’Italia” si può tornare a crescere ai ritmi degli anni Sessanta e a ridistribuire equamente le carte delle pari opportunità tra le classi sociali. “C’è un risultato del mio lavoro all’Antitrust che -scrive- mi rende particolarmente orgoglioso: l’Autorità è diventata un punto di riferimento per i consumatori. A piazza Verdi arrivano non solo denunce e segnalazioni che ci permettono di rendere più incisiva l’azione degli uffici, ma anche tante lettere (alcuni estratti sono proposti in calce al volume, ndr) inviate solo per conoscenza: chi lo fa spera evidentemente che mettendo anche l’istituzione in indirizzo il destinatario legga la lamentela per il trattamento contrattuale vessatorio con occhio più attento. Spesso l’effetto di deterrenza si verifica”.