Se alla Fondazione archivio diaristico nazionale onlus di Pieve Santo Stefano (Arezzo) esistono faldoni da aprire soltanto dopo una certa data, o addirittura da non aprire mai, la Norvegia aveva un pacco che, secondo le disposizioni lasciate dal mittente, sarebbe dovuto essere sballato non prima del 2012. La rottura dei sigilli è avvenuta ieri, attraverso una sapiente preparazione che ha trasformato l’inconsueta procedura in un vero e proprio evento. Il collo era conservato al Museo di Gudbrandsdal (Otta), ed il mistero di cosa contenesse è stato svelato attraverso una cerimonia pubblica, caratterizzata dalla curiosità dei presenti e dall’occhio dei media. Sul palco, un funzionario della stessa istituzione, Kjell Voldheim, che tra interesse ed ilarità (soprattutto nella prima fase, quando, togliendo il foglio di carta che proteggeva l’involucro, si sono scoperti ulteriori veli protettivi) ha via via estratto gli oggetti descrivendoli brevemente, mentre la direttrice, Torveig Dahl, lo aiutava anche traducendo in inglese quanto diceva. Fra paramenti, fogli di giornale, agende ed altri oggetti non sono mancati corrispondenze, in parte provenienti dagli Stati Uniti, e telegrammi. Ma niente, almeno ad una prima analisi, di particolarmente importante, come si pensava o si sperava. Leggibile la delusione dei due nel momento in cui hanno messo in un contenitore il materiale estratto.