Il problema degli immobili ormai sproporzionati e inutili alle esigenze non è in capo solo a Poste italiane. Altri operatori condividono lo stesso problema. Così, abbandonano riferimenti storici, obbligando gli utenti a mutare abitudini. Talvolta si tratta di edifici monumentali, nei quali i richiami alle precedenti attività restano solo nelle insegne e negli altri reperti volutamente salvaguardati. Succede ad esempio a Innsbruck, in Austria. Basta avere una mappa cittadina non troppo aggiornata e si arriva a quelle che erano le Poste centrali, in Maximilian strasse 2. L’esterno trae in inganno, poiché permane l’indicazione “Hauptpost”, pur associata ad altri pannelli che segnalano la moltitudine di realtà davvero presenti all’interno. Saliti i gradini ed entrati nel salone principale, ci si accorge che di lettere, vaglia e telegrammi non rimane nulla. La parte più antica del palazzo -spiegano a “Vaccari news” da Österreichische post- fu costruita nel 1908, come dimostrano lo stile e il mosaico con l’imperatore Francesco Giuseppe I conservato internamente. Altre componenti furono aggiunte nel 1969, 1975 e 1983; il parcheggio sotterraneo data 1987. L’area impiegata per il servizio postale fu venduta nel 2009 e l’anno seguente la sportelleria venne spostata; ora si trova -fusa con una seconda- in Innrain 15; appare, sia fuori che dentro, come se fosse un supermercato. Tornando all’antico fabbricato, l’attuale proprietà ha confermato la scelta di mantenere parcellizzati gli ambienti, affittandoli ad aziende, studi legali e medici. La principale interlocutrice è l’Università di scienze applicate. Anche altri uffici postali d’epoca imperialregia sono stati venduti o affittati; è accaduto a Graz, Klagenfurt, Linz e Vienna, sostituiti da ambienti adeguati alle attuali esigenze (fine).