Mentre spopola il dibattito su Wikileaks, l’Istituto di studi storici postali affronta il tema “La sicurezza nella storia postale. Cifrature, censure, lettere nascoste, scritture celate, bolli anonimi”. Undici gli specialisti che riveleranno cosa si può nascondere dietro -o dentro- una banale missiva o addirittura il francobollo.
È l’ottavo colloquio nazionale, che si svilupperà sabato 26 febbraio dalle ore 9 alle 14 a Prato presso l’Archivio di stato, in via Ser Lapo Mazzei 41. La partecipazione è libera, meglio però iscriversi telefonando allo 0574.604.571, o inviando una mail a issp@po-net.prato.it entro il giorno 23.
Anche perché potrebbe essere l’ultimo appuntamento. La situazione economica è davvero pesante, e l’Issp rischia di chiudere presto. “Una scelta -spiega il direttore, Andrea Giuntini- che ci penalizza in maniera drammatica. Stiamo combattendo giorno per giorno, ma non si trovano soluzioni… E anche le realtà cittadine, prima di tutto Comune, Provincia e Fondazione Cassa di risparmio, si negano. Siamo coscienti che il periodo non è fra i più sereni dal punto di vista economico, ma il loro disinteresse colpisce”. “Sapendo, soprattutto, che in base allo statuto, se l’Istituto dovesse chiudere, sarà obbligato a cedere il patrimonio librario (oltre 28mila tra volumi ed articoli, 1.179 testate specialistiche...) al sistema bibliotecario provinciale, ed i costi per la conservazione a carico di quest’ultimo certamente sarebbero maggiori di quelli attuali”.
Intanto, il ministero per i Beni e le attività culturali (che, insieme a quello dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, l’anno scorso ha tagliato gli essenziali fondi) ha dichiarato l’archivio di posta militare italiana, forte di 400mila documenti risalenti al periodo 1908-1950 custoditi presso la medesima onlus, “di interesse storico particolarmente importante” e la sua azione di conservazione e valorizzazione a scopo di studio “quanto mai meritoria”. “Se da una parte -aggiunge Andrea Giuntini- tale scelta ci riempie di orgoglio, perché abbiamo contribuito a salvaguardare un fondo importante, dall’altra pone un ulteriore quesito, quello del suo futuro, nel momento in cui l’Istituto dovesse chiudere”.