Il 12 gennaio la tavola rotonda “Cara mamma e caro papà” (alle 18,30 in foro Buonaparte 67 a Milano), ma già ora si può partecipare all’iniziativa collegata e sostenuta dal Museo fondazione “Luciana Matalon”. L’invito è scrivere in modo anonimo una lettera aperta ai genitori, “per fissare attraverso un gesto poetico parole mai dette e sedimentate nel fondo dell’anima. Collettivizzare le proprie emozioni, condividere uno stato d’animo che pensavamo solo nostro aiuta a riconoscerne il valore universale, perché no, terapeutico”. Senza alcuna pretesa di analizzare clinicamente la questione, l’idea di Alessia De Montis si prefigge un doppio scopo: alleggerire l’animo da fardelli inespressi attraverso l’impegnativo gesto del mettere nero su bianco i pensieri e, leggendo quanto vergato dagli altri, ammettere come quelli citati siano elementi ricorrenti nella vita di tutti, non dipendenti dalla sfera privata. Successivamente, l’opera prenderà una forma. Da virtuale diverrà fisica, tangibile: l’installazione è il prosieguo naturale del processo creativo. Una grande struttura in vetro (come simbolo della permeabilità tra sfera intima e pubblica) accoglierà le missive stampate e precedentemente accartocciate. All’interno verrà montato un grosso ventilatore e la sua pavimentazione sarà coperta di sale, testimonianza solidificata e tangibile delle lacrime versate. L’aria generata creerà un turbinio di lettere che colpiranno chi varcherà la soglia ed entrerà nella stanza. I pensieri ai genitori concretizzati sulla carta vogliono essere raccolti, letti e condivisi in una catarsi (personale) e al contempo collettiva (permeabile), “per capire che siamo tutti figli di un padre ed una madre per mezzo dei quali siamo sulla terra”, racconta la stessa De Montis. All’incontro di giovedì parteciperanno, fra l’altro, la critica e curatrice Alessia Locatelli e il docente all’Università degli studi di Milano Massimo Rizzardini.