“Passati da poco i 90 anni mi sto preoccupando di far conoscere... la fine che stanno facendo le diverse migliaia di documenti, fotografie ed oggetti che ho raccolto e conservato”. Il concetto è stato espresso dal noto collezionista Gianfranco Moscati, ma naturalmente è un aspetto che -più in generale- in tanti si sono posti e si pongono. E lui ha compiuto, da tempo, le proprie scelte.
Già nel 2007 decise di donare tale patrimonio, al fine di metterlo a disposizione soprattutto come oggetto di studio. Una parte è finita all’Imperial war museum di Londra: si tratta di circa tremila testimonianze ed una decina di oggetti che riguardano la Shoah, andando dal 1933, con l’inizio delle persecuzioni naziste in Germania, ed arrivando al 1945, con la conclusione della Seconda guerra mondiale. Un’altra è stata ceduta alla Fondazione museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara: migliaia di ulteriori pezzi, compresi oggetti di culto relativi alla storia nazionale dell’ebraismo dal 1500 ad oggi. Il primo lascito è stato tutto digitalizzato, ed ora l’attesa è che anche per il secondo si faccia alla stessa maniera, così da assicurare la massima divulgazione.
Il passo successivo è di queste settimane: la consegna alla Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano di diciotto raccoglitori con le storie riguardanti le famiglie Del Vecchio, Moscati, Olivetti e Vitale. I materiali sono compresi nel fondo Moscati e di libero accesso.