“La palazzina che dal 1930 ospita le Poste vaticane è oggetto di notevoli lavori di ampliamento e dal semplice pianterreno si passa ad una sopraelevazione di due piani”. Così spiegava, nel numero dell’aprile 1961, “Rassegna postelegrafonica”.
Il piano terra, rinnovato, avrebbe lavorato gli invii in partenza, il livello superiore sarebbe stato dedicato ai materiali in arrivo e ai pacchi, il più alto al telegrafo. L’ampliamento è “stato reso necessario dallo sviluppo sempre crescente della Posta vaticana: uno sviluppo che di anno in anno ha veduto aumentare notevolmente sia la posta in arrivo che quella in partenza”.
Contestualmente -prosegue il mensile- sarebbe entrata in funzione la posta pneumatica, in grado di collegare i diversi uffici del piccolo Stato e di allacciarsi alla rete romana.
I portalettere, poco tempo prima passati da due a quattro, sarebbero stati motorizzati.
L’articolo comprende qualche nota sul telegrafo, sia via radio sia via filo. Il suo uso risultava in continuo aumento, particolarmente quello della seconda categoria: il volume maggiore era causato dalle comunicazioni ufficiali; “certamente una delle punte più forti fu quella raggiunta in occasione dell’ascesa al soglio pontificio di Giovanni XXIII: circa centomila telegrammi”.