Mentre la vicenda Alitalia -che vede tra i protagonisti Poste italiane- continua a primeggiare nella cronaca economica di questi giorni, e mentre si ipotizza un ulteriore slittamento dell’ingresso in Borsa della società, un altro faldone viene chiuso.
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, infatti, oggi -attraverso il consiglio interno- ha messo la parola “fine” al capitolo riguardante il servizio universale, definendo le modalità di calcolo e quindi il conseguente costo netto per il 2011 ed il 2012. Che equivale, nell’ordine, a 380,6 ed a 327,3 milioni di euro. L’Agcom, inoltre, ha stabilito che, per i due anni in oggetto, gli operatori del settore non saranno tenuti a versare alcun contributo al fondo di compensazione istituito presso il ministero dello Sviluppo economico.
Il provvedimento -ricordano dagli uffici- “fa seguito a una complessa istruttoria” alla quale hanno partecipato, oltre alla società diretta da Francesco Caio, i principali attori del mercato. Nel corso della consultazione pubblica, tutti hanno avuto modo di presentare memorie ed esporre la propria posizione.
Per la prima volta, dopo la trasposizione nell’ordinamento italiano della terza direttiva europea del settore (la 2008/6/Ce), per il conteggio è stata applicata la metodologia del “costo netto evitato”. Attraverso di essa, l’ammontare viene quantificato come la differenza tra il costo netto delle operazioni di un fornitore del servizio universale designato -quando questo è soggetto, appunto, ad obblighi di servizio universale- ed il costo netto delle operazioni in assenza di essi.