I combattimenti del Secondo confitto mondiale, certo. Ma c’è anche chi non indossò la divisa: è la guerra delle donne, “che soffrono per la partenza di mariti, padri e figli, devono gestire la casa con un minimo di risorse, debbono occuparsi dei genitori anziani di entrambi, talvolta hanno un’attività di famiglia da portare avanti”, annotano dalla casa editrice, Araba fenice, riferendosi al libro della giornalista Paola Scola (144 pagine, 14,00 euro).
Mentre i loro uomini vivono i drammi fra le sabbie di El Alamein o nei ghiacci del Don, ricacciano le lacrime in uno scompartimento nascosto del cuore. Perché la priorità sono i bambini, che spesso il loro papà neppure l’hanno visto, e il dolore è un fatto strettamente privato.
È la storia, per esempio, di Milly, che per settant’anni aspetta, invano, il ritorno del suo Ennio, con la chiave nella porta. Oppure quella di Romana, per tutta la vita addolorata e tormentata dall’assenza del padre. O della mamma di René, che non arriva in tempo a salvare il figlio. Racconti di congiunti stretti, presente e memorie che si fondono. E, sullo sfondo, una parola terribile, forse peggiore persino di “morto”; è “disperso”.
Tra i capitoli, uno che significativamente s’intitola “Scrivimi”. Da una lettera è tratto pure il titolo del volume, “Lo aspetto ancora con disperata speranza”.