Nel suo sito, ancora adesso Poste italiane dichiara di proseguire “l’impegno nel progressivo ripristino dell’operatività della rete degli uffici postali, con una significativa riduzione degli uffici con aperture contingentate”. La realtà, tuttavia, è sotto gli occhi di chiunque tenti di raggiungere lo sportello per qualche operazione o casualmente passi davanti ad un ufficio, tanto la fila anti coronavirus si sviluppa pure all’esterno, indipendentemente dalle caratteristiche atmosferiche. Ed oggi l’azienda -fatto davvero inconsueto- non ha accettato pacchi e corriere espresso.
“Appare ormai evidente che la funzione mercato privati soffra di una consistente carenza di personale”, annotano insieme Slp-Cisl, Slc-Cgil, Uil poste, Fnc-Ugl comunicazioni, Failp-Cisal e Confsal comunicazioni. L’attuale condizione -ribadiscono i sindacati di categoria nella nota destinata all’operatore- “non è motivata, a nostro parere, dal timore di diffondere il contagio covid, ma bensì dalla scarsa quantità di personale”. L’effetto è concentrare la clientela nelle sedi aperte, “con pericolosi assembramenti che possono effettivamente produrre la diffusione del contagio”.
Dalle proteste informali (negli ultimi giorni numerose sono finite in cronaca) già si passa agli atti scritti. Come quello del sindaco di Roccavignale (Savona): Amedeo Fracchia -così si chiama- ha scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “È con molto dolore e un po’ di vergogna che al mattino quando mi reco presso il palazzo comunale devo farmi largo tra le molte persone che sono in coda nell’adiacente ufficio postale; molte sono le lamentele che mi rivolgono e tutte pienamente condivisibili”, documenta. “Sono oramai otto mesi che questa situazione si protrae camuffata dall’emergenza covid. Se il problema del contagio negli uffici è reale, sicuramente questi assembramenti non aiutano la prevenzione. Tanto meno l’apertura a giorni alterni”.