“Caro Pippo, ho ricevuto la tua cartolina e ti ringrazio per il gentile pensiero. È oggi giornata gloriosa per l’Italia che non ha esempi nella storia. Nella rivendicazione dei nostri più sacri diritti. Il nostro secolare nemico e nel lieto annuncio di Trento e Trieste liberate…”. Ancora una volta, il mondo dei collezionisti si intreccia con quello che predilige i contenuti. È successo questo pomeriggio alla finale riguardante il “Festival delle lettere”, svoltasi al teatro Filodrammatici di Milano. Dove, per la sezione dedicata alla corrispondenza tratta dal cassetto (ovvero vecchia di almeno vent’anni), ha vinto quella spedita il 4 novembre 1918 dalla famiglia ad un soldato della Grande guerra. A sottoporla alla giuria, Natale Rifici: il documento fa parte della sua raccolta, che raggiunge il migliaio di pezzi.
Lo spettacolo, ancora una volta condotto da Omar Fantini e musicato alla fisarmonica da Sara Calvanelli, ha fatto riflettere, sorridere, ridere ed emozionare, proprio com’è negli obiettivi degli organizzatori, guidati da Luca Carminati. Si è parlato ad esempio di droga (è la missiva di Gloria Bosio, che ha primeggiato fra quelle provenienti dal carcere), amori giovanili (il contributo di Alba Gallo si è rivelato il migliore tra le testimonianze a tema libero), deodoranti (il curioso argomento, forse scelto proprio per questo, è stato avanzato, nel comparto riservato ai minori di quattordici anni, da Emma Pallena). Tutte donne, a confermare -sia pure incidentalmente- la loro predilezione per il genere epistolare e magari per il confronto, giunto alla quattordicesima edizione.
Una signora, Sara Silva, anche la partecipante che ha conquistato la categoria più significativa, ogni volta diversa. Era “Lettera a chi ha cambiato la mia storia”: tra l’autobiografico, spunti sentiti da altri e qualcosa di fantasia, ha portato sul palco il tema delle malattie irreversibili gestite in famiglia.
Chi vuole, già si può preparare per la sfida del 2019: sarà “Lettera alla mia città”. Ricordando -l’ha detto il responsabile per il recapito di Poste italiane, Gabriele Marocchi- che l’azienda “è la cinghia di trasmissione tra chi scrive e chi riceve”. Ovvero -ha esortato- “tornate a scrivere!”. A condizione -verrebbe da aggiungere- di trovare facilmente i francobolli…