Sarà il 2020 l’anno delle tesorerie per Poste italiane, il cui lancio commerciale viene definito “una fra le più importanti iniziative strategiche aziendali”? Lo sviluppo di questa nuova area è stato formalizzato il 26 novembre 2018 al primo incontro con i sindaci dei piccoli Comuni e ribadito nel successivo, svoltosi il 28 ottobre 2019.
Contemporaneamente, l’azienda ha chiesto di inserire la prestazione nel contratto di programma 2020-2024 (di cui ancora non è noto il testo finale), idea contestata ad esempio dall’Antitrust.
Senza contare lo scambio di “punzecchiature” con il mondo bancario, che peraltro sta abbandonando il territorio se ritenuto non redditizio. “In un contesto sempre più competitivo caratterizzato dai più diversi operatori che offrono parzialmente servizi di pagamento, prodotti finanziari, gestione del risparmio, un quadro normativo che garantisca parità del terreno di competizione è essenziale”, ha detto di recente il direttore generale dell’Associazione bancaria italiana, Giovanni Sabatini. “La differenza tra soggetti che hanno la piena licenza bancaria (come le banche) e soggetti che non la hanno o a cui si applicano normative speciali (come Bancoposta) non è formalistica ma di sostanza. Dal possesso della piena licenza bancaria derivano una serie di maggiori potenzialità, oneri e complessità organizzative e di reporting che rendono la competizione non livellata”.
Ritornando alle tesorerie, il servizio -ricordano dalla società presieduta da Maria Bianca Farina- “è un’istituzione obbligatoria per legge ed essenziale al funzionamento degli Enti che devono affidare al tesoriere il complesso delle operazioni legate alla gestione finanziaria dell’organismo pubblico”. Due le normative richiamate: la legge 158/2017, che consente ai piccoli centri (cioè con meno di cinquemila abitanti) di affidare il supporto a Poste senza obbligo di gara, e la 205/2017 (è quella di bilancio per il 2018), la quale autorizza Cassa depositi e prestiti a concedere, nell’ambito di tale rapporto, anticipazioni agli stessi Comuni.
L’Ente -viene aggiunto- “ha l’opportunità di interfacciarsi con un unico interlocutore affidabile, in grado di offrire, anche in veste di collocatore, un’ampia gamma di servizi finanziari, assicurativi e postali”. Tra i vantaggi citati, il taglio a tempi e costi, la garanzia di sicurezza in materia di dati, l’esclusione di errori nella fase di caricamento delle informazioni potendo così ridurre le verifiche. Naturalmente, le attività sono esercitate in via digitale (viene adottato il protocollo Opi, che significa ordinativo di pagamento e incasso); si accede al conto tramite un portale dedicato dove si possono consultare ad esempio il saldo contabile, il giornale e le verifiche di cassa, i dati di bilancio. Ma non c’è solo il rapporto elettronico: viene assicurata, infatti, la disponibilità di un referente commerciale.