Ma è di Maria Carmela Perrini il dipinto che appare sul foglietto, emesso formalmente oggi, nel secolo e mezzo dalla breccia di porta Pia? Parrebbe di sì, visto che il suo nome compare ai margini dell’opera. In realtà, la realizzò Carel Max Quaedvlieg ed ora è conosciuta come, appunto, “La breccia di porta Pia”. La stessa mancanza di informazioni caratterizza i quattro francobolli contenuti nel blocco ed è un peccato. Dall’alto in basso, citano la copia custodita nel Museo storico dei bersaglieri del monumento dovuto a Publio Morbiducci ed esposto nel piazzale antistante la famosa porta (la bandiera di sfondo, però, è l’attuale); la facciata interna della stessa; il logo del raduno che i fanti piumati avrebbero dovuto tenere nel 2020 a Roma (è stato rinviato all’anno prossimo per il coronavirus); il lavoro “I bersaglieri” di Michele Cammarano, conservato alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea presente nella capitale.
Le cartevalori, autoadesive, portano la lettera “A”; significa che possono essere impiegate per gli invii prioritari (o di posta1) compresi nei cento grammi e destinati in Italia; costano 2,80 euro ciascuno. Quanto alla tiratura, si tratta di duecentomila blocchi. L’annullo del primo giorno è appoggiato al Roma Vr, raggiungibile in piazza San Silvestro 19.
Nel bollettino illustrativo il presidente dell’Associazione nazionale bersaglieri, generale di brigata Ottavio Renzi, spiega la storia del corpo, creato dal re di Sardegna Carlo Alberto il 18 giugno 1836 su iniziativa dell’allora capitano dei granatieri Alessandro La Marmora. L’obiettivo era disporre di un combattente “addestrato ad azioni rapide, operante in piccoli gruppi capaci di sviluppare intensità e precisione di tiro, facendo della sorpresa e della velocità le proprie caratteristiche”. Di richiamo in richiamo, arriva ai tempi attuali.